La mostra “Protagonisti del Tempo d’arte 2” è stata un vero successo

C’è un museo in Calabria: il “Museo del Cedro”, in località Santa Maria del Cedro, sospeso tra le colline del Parco Nazionale del Pollino e le splendide coste del basso mar Tirreno, oggi un posto “metafisico” e di notevole interesse culturale. Nato intorno al XVI sec., conosciuto nella cronistoria col nome di “Carcere dell’Impresa”; restaurato in modo impeccabile con un intervento di carattere rigenerativo, fu sede di un “antico opificio”. Oggi ci viene restituito semplicemente come un “museo della cultura”, che ha donato i suoi spazi, persi nel tempo e nella storia, per una mostra durate più di un mese, dal titolo: “Protagonisti del tempo d’arte 2”.

Un numero consistente di artisti, provenienti da tutta Italia e dall’estero, ha esposto una serie di opere di ogni genere e tecnica in una collettiva che ha visto una straordinaria compartecipazione di personalità autorevoli (nazionali e locali), giornalisti, media, scuole e gente comune. 

La storia e l’impegno costante dei calabresi hanno reso questo posto un importante luogo di attività culturali e d’iniziative finalizzate alla conoscenza e alla valorizzazione, non soltanto del frutto locale, vanto di una comunità in continuo fermento: il cedro, ma dello sviluppo all’interno del panorama socio-culturale di tutta la riviera tirrenica. 

A tal proposito, va sottolineato (finalmente) che c’è anche un’altra Calabria, fatta d’impegno, sacrifici e lavoro: è la Calabria della cultura della Magna Grecia, della scuola, degli artisti, degli operatori culturali e turistici; di gente che ama il proprio territorio e che vuole mostrare ciò che i media spesso tendono ad accantonare e stigmatizzare. È la Calabria (quella che non siamo abituati a vedere) dove non c’è pregiudizio, quella della gente che ci mette, nell’organizzare con passione e serietà, qualsiasi tipo di attività preposta alla valorizzazione sociale e culturale. Grazie a questo fermento, infatti, si è potuta organizzare una ricca mostra che ha visto nella serata inaugurale, una partecipazione straordinaria che merita di essere menzionata. Tale partecipazione è stata arricchita dalla presenza di autorità di notevole importanza, di un giornalismo specifico, di una critica mirata e soprattutto di una particolare passione per le arti figurative: un ottimo cocktail di benvenuto sulle rive del Tirreno.

Antonio Caramia e Vittorio Sgarbi

Tra le autorità presenti meritano di essere citate quelle considerazioni che hanno sottolineato l’importanza di un progetto finalizzato alla trasmissione di valori artistici e culturali, ma soprattutto di valorizzazione del territorio: il professor e critico d’arte Vittorio Sgarbi, che ha decantato, attraverso uno straordinario e diacronico collegamento, il “Cantico dei cantici” (testo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana) con il territorio, l’arte e la cultura locale. Lo stesso ha poi evidenziato, nei vari interventi, quanto le avanguardie storiche non hanno avuto molta presa sul panorama degli odierni artisti che invece continuano il loro operato prediligendo perlopiù le tecniche tradizionali, chi con estrema capacità pittorica e chi, semplicemente con la propria inesauribile passione. Il giornalista e conduttore Paolo Di Giannantonio, sempre con voce pacata e ben calibrata, ha espresso considerazione positive in merito all’iniziativa e al territorio e al costante impegno delle autorità locali, insieme a tutti gli altri ospiti tra cui: il sindaco della città Ugo Vetere, Gianluca Gallo(assessore e consigliere della regione Calabria), Daniela Rambaldi della “Fondazione Carlo Rambaldi, hanno tutti puntato soprattutto sul concetto di sinergia, vincente quando c’è impegno e collaborazione. Non va dimenticata la partecipazione dei ragazzi (composta e straordinaria) dell’IIS di Praia a Mare che hanno, insieme alla dirigente Maria Cristina Rippa e ai suoi docenti, deliziato il palato di tutti gli invitati con le loro prelibatezze di arte culinaria. 

Antonio Caramia e Paolo Di Giannantonio

La mostra ha avuto una tale risonanza che le visite sono state prolungate di due settimane e, alla sua seconda edizione, ha visto ancora una volta protagonista la curatrice e artista Angiolina Marchese che è riuscita a mettere insieme un complesso organizzativo ben articolato insieme a un team di alta qualità e grande sensibilità artistica, in nome della valorizzazione del territorio.

Non vanno dimenticati soprattutto gli artisti partecipanti (veri protagonisti dell’evento) che, con le loro opere, la loro diversità, il loro impegno, professionalità e passione, hanno fatto da collante e da comune denominatore nella finalizzazione positiva dell’evento. Le loro opere, piene di temi di notevole importanza tecnica e contenutistica, sono state sinonimo di personalità e elaborazione passionale e possono essere raccolte (tutte) in una felice espressione del pittore russo Kandjinsky: “La vera opera d’arte nasce dall’artista in modo misterioso, enigmatico, mistico. Staccandosi da lui assume una sua personalità, e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta…”

Si ferma orologio
50×50 cm Olio su tela 2017

In conclusione va ricordato un pensiero: tra tutte le cose che dividono gli uomini, la Cultura: questa strana maestra, è l’unica che tende a moltiplicarsi, se divisa. 

Citiamo di seguito gli artisti partecipanti con una piccola riflessione sul loro lavoro. E come disse di Curbet in una sua lettera all’amico scrittore Guy De Maupassant riguardo l’opera “I funerali ad Orans”: “non c’è chi non voglia essere ritratto, ma non potrò accontentarli tutti”.

LISTA ARTISTI:

Alessio Ierardi “My Selfs”, con una sintetica, ma efficace esercitazione caravaggesca; Albertino Spina, che ripercorre un’esperienza solida attraverso l’impressionismo cavaraggesco; Amjed Rifaie, sintetica e grafica in un volto femminile sensuale e onomotopeico; Andrea Cerqua, con un romantico tramonto tirrenico affacciato su un mare lapislazzuli; Angela De Franco, immersa in una Eden paesaggistica in cui il soggetto protagonista è la pianta del cedro che diventa l’albero della vita; Angela Lento, polimaterico sospeso tra surrealismo magico e fiabesco; Angela Russo, impegnata in una composizione figurativo astratta da tonalità ricche, con forte impatto grafico; Angiolina Marchese, con una natura morta inquadrata in maniera moderna, secondo la tecnica dello still life; Annarita Pancini, con un polimaterico a rilievo, tra freschezza del segno e luminosità cromatica; Antonella Aiello, con un ritratto in ambiente calabrese e una finestra strappata a Magritte; Antonella De Medici, in un quotidiano ritratto di un positivo futuro dell’umanità; Antonella Pinto, in una felice interpretazione di un ulivo in chiave divisionista; Antonio Caramia, immerso con la fantasia in un soggetto libero e svolazzante tra surrealismo magico e metafisica; Antonio Russo Galante, in una metonimia del “Quarto Stato” in chiave moderna; Aranka Szèkely, con una scena di vita quotidiana ferma in un’attesa; Arkadiusz Sedek, il più concettuale degli espositori, con una immagine digitale riflessa, “photo-elaborata”, di forte impatto comunicativo; Carla Pugliano, con un figurativo che mette in simbiosi umana essenza e natura; Carla Filippi “Nèvel”, con un notturno paesaggio marino a sfondo metropolitano; Carmelita Caruso, intrapresa in un “saggio” con tecnica mista di ricordi depositati nella mente; Carmelo Perri, con una composizione metafisica e onirica; Claudio Sciascia, in una felice interpretazione in chiave naturalistica con colori alla Gaugain; Concetta Russo, con uno scorcio di donna a forme dispersive in chiave espressionista (fouve); Corradino Corrado, reportage pittorico figurativo tra antropologia e fotostoria; Doralucia Cioglia Brasil, con siluette che svolazzano in uno spazio astratto alla maniera di Matisse; Dorotea Li Causi, con una maternità prosperosa in chiave cubista e geometrica; Eleonora Sala, con un’opera dirompente pluridirezionale in chiave post futurista; Emma Bitri, con un abbraccio passionale dalla stesura grafica e compositiva alla Klimt; Enio Di Stefano, con una natura morta consumata e imprigionata dalla luce; Enzo Spina, figura allungata alla Giacometti, ma trattata con materiale argilloso e monocromatico;  Eugenia Loiero, che si immerge nella cultura della Magna Grecia rappresentando un guerriero dorico; Fausto Nazer, con un ombrello rosso in un mare di piovosi grigi, sinonimo di diversità e solitudine; Fernando D’Ospina, con un volto espressionista e ben organizzato nel segno; Franco Grisolano “Fra Gri”, che inquadra una composizione grafico pittorica dei tramonti calabresi; Francesca Paoletta, in una felice coniugazione astratta tra cultura e arte della strada; Francesca Mazza, con una poesia, di cui un estratto: “…Iride primaverile, cuore puerile”, commenta, in un vortice di passionale, le pulsioni creative di ogni artista;  Franco Garuti, con una perfetta simbiosi figurativa tra musica e pittura; Franco Rino Nanu, con un gioco astratto di figure che si materializzano in un ricco cromatico “carresecare”; Francesco Naccari, che si immerge in un gioco impetuoso di cromie astratte e ben equilibrate; Francesco Bulzis, in un polimaterico che ritrae una donna avvolta da un’intricata natura autunnale a rilievo; Francesco Diana “ Kekko”, con un intreccio di mani sinonimo di pace, amore e trascendenza; Giuseppina Irene Groccia, con una grafica sintetica ed impetuosa di un volto di giovane donna; Giusi Spadola Incatasciato, con calda veduta di mare trattata con pennellate alla Chagall; Gregorio Procopio, che crea una sineddoche retorica e ironica tra asprezza naturale e umana; Giacomina Di Salvo “εδεν DSG”, che elabora una composizione classicista in chiave naïf con una tecnica a rilievo; Ines Fragale, con un boscoso paesaggio autunnale contornato da foglie e alberi; Isella Bongiorni, in una maternità figurativa, ma fortemente simbolica; Iva Tufo Kamala, con un enigmatico ed efficace messaggio tra tempo, guerra e pace; Karen Thomas, con un compromesso visivo propone uno sfondo paesaggistico creando un’immagine astratta alla Schifano; Laura Bruno, con un forte messaggio di etica globale e umanitaria; Loredana Mondello, con una serie di volti significativi che emergono vigorosi simultaneamente; Lorella Lauricella, in un naïf figurativo con pennellate di getto orizzontali e verticali; Luciano Tigani, immerso in una natura autunnale e ben composta pittoricamente; Luisa Barrano, sensuale rappresentazione pittorica di donna con la natura; Marcello La Neve, con pregevoli effetti in trasparenza, delicati e comunicativi; Mariagrazia Zanetti, con un vortice compositivo di marcata sensibilità astratta e cromatica; Maria Di Maio, immersa splendidamente con un veliero nell’azzurro Mar del Tirreno; Martina Russo, con un’opera simbolica e immensa caratterizzata dalla presenza di una simbolica fenice liberatoria; Massimo Fraboni, con tecnica veloce e singolare che ricorda le opere di Clemente; Monia Micaletto, con un ritratto che dà giustizia alla pittura superando l’effetto fotografico; Monica Arabia, con un ritratto di Pasolini eseguito alla perfezione in terracotta smaltata; Monika Golc, con profilo di donna in pausa di riflessione, essenza del pensiero umano; Nadia Martorano, che come Monet si immerge in uno stagno policromo e vivace dalle tonalità fredde calde; Ombretta Del Monte, rivoluzionaria e suprematista nel segno e nei colori; Ottavio Pedditzi, che come Mirò si immerge in una composizione surreale e astratta; Paolo Graziani, con una felice realizzazione astratta e informale; Paolo Cetraro, dove il rapporto umano si intreccia tra antropomorfia e gigantomachia; Paolo Graziani, con tonalità dolci e fredde dipinge una intimità che induce l’osservatore ad un pensiero profondo sull’esistenza umana, usando una tecnica astratta e ai limiti dell’informale; Paolo Lelli, pura comunicazione concettuale con una grafica aderenziale e rassegnata alla provocazione; Pasquale Terracciano, che gioca con una grafica pittorica dal richiamo magico surrealista; Patrizia Almonti, con un pannello quadrilobato policromatico rievocativo delle formelle del Battistero di San Giovanni a Firenze, ma con soggetti personalizzati e localizzati; Patrizia Di Benedetto, con un bis di sculture di donna realizzate con pirofila in perfetto equilibrio con lo spazio circostante; Patrizia Lo Feudo, che concretizza, in chiave realistica, una Venere botticelliana, circondata da simboliche farfalle, metafore di libertà; Pinella Imbesi, con un paesaggio collinare immerso in un silenzio che ferma il tempo e lo spazio; Pino Indrieri, in un romantico scorcio impressionista, ma lavorato alla “macchia”; Raul Risio, in una geometrica e efficace descrizione realista della natura; Roberto Urbani, che concettualizza, attraverso un piumaggio azzurro, un atto di fede e misericordia umana; Roky Marchese, in una danza grafico tribale dai sapori etnici; Rosanna Messina, con una donna di profilo ben organizzata su un fondo marino; Rosanna Vetturini, con un nudo di spalle elaborato con tecnica lampo ed espressionista; Rosella Giorgetti, con una lucifera esplosione di passione cromatica; Rossana Chiappetta, con una natura morta dalle cromie alla Carrà; Roxette Pa, con ritratto bicromatico a mezzo volto in primo piano; Salvatore Migale, che raccoglie gli indumenti di Pistoletto per crea una composizione concettuale in chiave fashion; Santiago Belacqua, con una intrecciata ricchezza di figure singolari e una  frontale “Pietà”, dipinta con toni caldi e freddi che conferiscono ricchezza cromatica e compositiva; Stefano Sommariva, con un omaggio astrattista al “Gruppo forma” e soprattutto a Piero Dorazio; Tony Morelli, in una composizione figurativa con un cielo che si stratifica in un profondo autunno; Vincenzo Andracchio, con una singolare traslazione simbolica dell’uomo in rapporto al mondo; in fine Yolanda Di Fede, che si immerge in uno spazio espressionista con cromie alla Matisse.

La mostra ha lasciato nei partecipanti, organizzatori e nella comunità ospitante, quel sapore tipico della Calabria, sospeso tra cortesia, gentilezza e un pizzico di asprezza tipica del cedro, il tutto sotto la splendida cornice dei tramonti tirrenici.

Antonio Caramia