DINO VENTURA TRA COLORI E PAROLE CHIAVE

DINO VENTURA TRA COLORI E PAROLE CHIAVE

Ventidue quadri in esposizione che “raccontano la mancanza di comunicazione tra la gente”, Dino Ventura si è espresso in questo modo quando mi ha contattato per una fraterna chiacchierata sull’arte. Le sue opere sono diverse per dimensioni, ma non è questo che conta! Ciò che invece è importante è la capacita di sintesi cromatica e di accostamenti che fanno di lui un artista conforte sensibilità compositiva, originalità cromatica e di una sintesi dei più acclamati linguaggi astrattisti della storia: le sue opere ripercorrono decenni di storia dell’arte in un solo momento. Non è Marc Rothko con le sue composizioni monocrome, né Mario Schifano che invece distribuiva colore casualmente e rompeva gli schemi della rappresentazione, e nemmeno Piet Mondrian che invece delimita geometricamente gli spazi colore con linee verticali e orizzontali. Ventura traduce colore, forma e geometria in un unicum comunicativo emozionale, rilassante e terapeutico, inserendo dettagli calligrafici che ripercorrono la più autentica scuola tipografica dei primi del novecento con lettering tipo: times, Courier, Arial ecc… corsivi o calligrafici o normal (intrecci di diverse culture temporali e spaziali). Le sue opere non sono dei rebus surrealisti, ma dei messaggi mentali chiari e precisi, profondi e ben articolati, generati da denominatori importanti tra cui un’armonia cromatica musicale che va dai colori cromatici puri ai colori tonali in chiave chiara e scura, in perfetto equilibrio tra loro. Ventura fa amare l’arte astratta recuperando vecchi schemi e riproponendoli in chiave descrittiva e denotativa, ma è la connotazione, quella nascosta al pubblico, che ha bisogno di essere sviscerata e compresa fino in fondo. La pittura dell’artista è piena di vitalità e fervore artistico, non solo cromatico, ma anche sensoriale; non ha bisogno di esprimersi con le forme figurative ma si autosuggerisce con vitalità colorimetrica introspettiva, dedita al pensiero essenziale puro, non dibattuto e approfondito, per questo suggerisce linee di preciso contrasto e determinanti con pochi suggerimentitestuali che sono chiavi di lettura indispensabili alla comprensione del suo lavoro. Oltre ai forti contrasti cromatici, abbina dunque parole (ispirandosi alla migliore scuola futurista e cubista), aperte tratte da poesie guidando l’osservatore nella comprensione delle sue opere e facendogli intraprendere un viaggio riflessivo intimo ed emozionale.

L’opera di Ventura è come un vetro coperto dalla brezza, dall’umidità che non lascia trasparire lo spazio e la visione di ciò che è situato dall’altra parte; un vetro appannato all’osservatore che inconsciamente(comunque), alla fine, sa quanta bellezza troverà comprendendo l’opera.  


La mostra è esposta nel Monastero di Sant’Antonio di Rivello (Pz) un paese di 3000 abitanti a 20 minuti da Maratea. “Opere recenti” dal 13 al 28 agosto 2020 presso Ex Monastero di Sant’Antonio a Rivello (PZ). Ad oggi la nostra è stata visitata da oltre 800 visitatori anche grazie alla splendida location riccamente affrescata da artisti del “500.